Ipack-ima 4. La visione strategica dei fondatori di OCRIM e PAGLIERANI  ha gettato  il seme dell’eccellenza che le successive generazioni  hanno condiviso e saputo coltivare. Un traguardo che parla di  una crescita consolidata nel mercato mondiale attraverso numeri importanti: 163 anni di vita, 700 dipendenti, 160 milioni di euro di fatturato. Diretta streaming dalle h. 15: http://www.ocrim.com/site/stream.html

 

Trasformare le esigenze del cliente in macchinari tecnicamente perfetti e all’avanguardia è solo uno degli obiettivi che distingue l’impegno di OCRIM e PAGLIERANI. E per fare questo, le due aziende utilizzano una combinazione di principi, tradizioni, ricerca, tecnologia e spunti artistici che parlano di una cultura dell’eccellenza che viene da lontano. La storia del successo di OCRIM e PAGLIERANI è frutto della scelta filosofica dei loro fondatori, rispettivamente, Famiglia Grassi (OCRIM – 1945) e Famiglia Paglierani (PAGLIERANI – 1926), che hanno saputo guardare avanti gettando le basi di una visione del lavoro che li avrebbe condotti al traguardo odierno di global player, nei loro rispettivi settori di appartenenza.  Il vantaggio di questo inizio illuminato (per quei tempi), è stato coltivato, arricchito e portato all’eccellenza dalle generazioni successive che, nella continuità di quei valori iniziali, l’hanno tradotto in numeri di tutto rispetto: 700 dipendenti, 160.000.000 di euro di fatturato, 163 anni di vita; espressioni tangibili della grandiosità delle due aziende. Grazie all’abilità della Famiglia Antolini (seconda generazione avvicendatasi in PAGLIERANI), le storie delle due aziende si sono intrecciate, portando una ventata di novità in campo tecnologico e ingegneristico, attraverso linguaggi nuovi che fanno riferimento alla realtà artistica e culturale italiana.

Spazio All’Arte, Alta Testimonianza D’Eccellenza

La cultura dell’eccellenza non può prescindere dall’arte, necessaria per nutrire mente e anima, ed emerge anche dall’opera, esposta nello stand, “Il supplizio di Sisifo sorvegliato da Thanatos e Hypnos” (1630 circa), appartenente alla Scuola di Jusepe de Ribera detto Lo Spagnoletto. Attribuita probabilmente a Francesco Fracanzano, la tela presentata costituisce una versione alquanto originale di un racconto mitologico. Sisifo, uomo per eccellenza scaltro e astuto, venne punito a causa della sua eccessiva superbia, per aver tentato di superare i propri limiti di uomo, osando sfidare gli dei e macchiandosi così di quel terribile peccato di tracotanza cui gli antichi davano il nome di hybris. Egli appare quindi sottoposto a questa eterna tortura: sfiancato dal peso di un masso che pare impossibile da sollevare e al tempo stesso tormentato dai due mostri alle sue spalle. Si tratta di un’opera all’avanguardia, in quanto gli artisti di quel tempo concentravano i loro esperimenti nella frenetica ricerca di nuovi modi di rappresentare il corpo umano per esprimere i sentimenti e i movimenti dell’anima da cui sono scaturiti.

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